L'incidente del Signor Rodriguez

Racconti gialli scritti dagli alunni della classe 2C, Scuola secondaria di primo grado Giorgione di Castelfranco Veneto.

Racconti Gialli 2C

Rodriguez, lo conoscevano tutti qui a Los Angeles e poi era simpaticissimo.” La stessa cosa che mi aveva detto il poliziotto, ma a differenza della signora Jacqueline, nei suoi occhi notai più sincerità nel dirlo. Cristian insistette con un’ultima domanda: “Gli avevi offerto qualcosa da mangiare o da bere?” ma lui rispose “No, ho fatto solo un breve viaggio.” Penso che anche Cristian avesse capito che era innocente. Finito l’interrogatorio, gli spiegai che era tutto normale e che dovevamo interrogare le ultime persone salite dentro il taxi, per trovare qualche informazione in più. La storia si ripeté ben cinque volte, tutti ci davano le stesse informazioni, niente di più. Finché verso sera, mi venne in mente un’idea, che sistemò la situazione: “Manca ancora una persona da interrogare. Il figlio Marcos. Quando siamo andati a casa del signor Rodriguez non c’era, magari adesso è rincasato?” Era un po’ stupido tornare in quella casa,

ma ormai avevamo perso tutte le speranze e non c’era altro da fare. Quando arrivammo, trovammo solo Marcos con l’addetta alle pulizie; il ragazzo ci disse che la signora Jacqueline sarebbe tornata tra un’ora, ma che potevamo fargli qualche domanda, se avevamo bisogno. Ci parlai solo io, anche se, bastò e avanzò. Gli chiesi informazioni in particolare sulla madre: “Hai notato qualcosa di strano in questo periodo, in tua mamma?” lui rispose dicendomi: “Sì, era un po’ strana, come ansiosa, per una cosa che doveva succedere, penso che fosse per la mia gara. Ho avuto una gara molto importante questo mese.” Io non dissi altro, ma mi segnai tutto e andai avanti con le domande: “Parlavano molto tua mamma e tuo papà?” “No, anche perché litigavano spesso, poi avevo sentito che si volevano lasciare.” “Prima dell’incidente, si sono parlati?” “Sì, quando papà la mattina stava per andare a lavorare, la mamma lo aveva salutato con un “Ciao”, ma è stato molto strano,

perché lei non salutava quasi mai nessuno, tranne me.” A quel punto gli feci la domanda decisiva: “Che lavoro fa tua mamma?” “Lavora in un supermercato, qui vicino.” Ecco l’origine delle merendine! Avevamo il colpevole, lo sospettavo fin dall’inizio e ora ero arrivata alle mie conclusioni. Cristian, nella mia discussione con Marcus, non era mai intervenuto, aveva capito che lo sospettavo fin dall’inizio e che era da tanto che aspettavo questo momento. Chiamò la polizia, nel frattempo aspettavamo tutti che arrivasse la signora Jacqueline e intanto tranquillizzammo un po’ Marcus. Quindici minuti dopo sentimmo le chiavi che aprivano la porta. Quando entrò, rimase un po’ scioccata, ma prima che lei parlasse io dissi: “Hai ucciso tuo marito, poco prima del divorzio, con delle bibite e merendine, usando droghe a piccole dosi, salutandolo con un “Ciao”. Perché? perché mai? Beh, per vendetta.

Il signor Rodriguez era conosciuto in tutta Los Angeles, era una brava persona, gentile e buona, ma nessuno parlava mai di lei, signora Jacqueline, lei era esclusa da tutti, ma dopo tanto tempo di attesa, si è vendicata.” Non aggiunsi altro, i poliziotti la presero e la portarono in prigione. Alla fine uscimmo tutti, ma prima che andassi a preparare le valigie per Londra, Cristian mi fermò e mi disse: “Hai fatto un ottimo lavoro, mi hai stupito, senza il tuo aiuto non ce l’avrei mai fatta, grazie”. Io gli risposi: “Di niente, è sempre un piacere per me risolvere casi difficili”.

Così, dopo una cena più sostanziosa del previsto, siamo andati a dormire. Il giorno seguente, ci siamo svegliati, siamo andati a fare una colazione veloce e ci siamo diretti subito verso la centrale di polizia. Quando arrivammo, ci mostrarono il corpo della vittima: aveva preso varie botte a causa dello schianto, ma non presentava ferite provocate da armi. Infine, ci fecero osservare anche gli oggetti trovati dentro l’auto. Notai che la cosa che colpì più Cristian, furono le cartacce dei vari snack, ce ne erano di tutti i tipi, come Fonzies, Kitkat, Mars e molti altri. A quel punto, Cristian voleva approfondire di più la questione. Allora andammo a casa del signor Rodriguez, per fare qualche domanda alla moglie. Una delle prime, fu, se era successo qualcosa di grave in quel periodo, ma lei rispose dicendo che non c’era niente, Robert era normale, era un po’ stressato dal lavoro, ma era sempre allegro.

In quel momento Cristian domandò: “In che senso era stressato dal lavoro?”. Lo aveva chiesto a bassa voce, quasi insospettito, dall’informazione della moglie. Lei rispose: “A volte mi diceva che dopo vent’anni di lavoro, era un po’ stanco. La solita lamentela che fanno un po’ tutti insomma, non amava follemente il suo lavoro, non era niente di che. Negli ultimi giorni però, era un po’ scosso dalle ultime persone salite in auto. Diceva che parlavano di cose strane, pericolose quasi, ma non mi aveva mai detto chi fossero.” La signora Jacqueline sembrava davvero dispiaciuta per l’accaduto e innocente. Anche se, cosa che Cristian non notò, perché cercava di essere il più comprensivo possibile, il modo in cui aveva risposto all’ultima domanda non mi aveva convinta. Era un po’ agitata e nei suoi occhi non avevo notato sincerità. Infatti, quando arrivammo alla centrale di polizia, mentre Christian si era messo in

disparte, per fumare una sigaretta, chiesi a un poliziotto com’era il signor Rodriguez: era molto conosciuto a Los Angeles, sapevano tutti che amava il suo lavoro, ciò non toglie, che potesse a volte lamentarsi del suo lavoro, ma non ne ero del tutto sicura. Dopo questa chiacchierata, io e il mio partner entrammo nella centrale di polizia. Dove chiese subito, la lista delle ultime persone salite dentro il taxi prima dell’incidente. Purtroppo però, non essendo del posto, visto che venivamo entrambi da Londra, avevamo bisogno di informazioni in più su quelle persone. Così ci andammo ad informare dividendoci i compiti: lui cercò su internet, mentre io, essendo più esperta, andai a cercare sui social. Dopo una quindicina di minuti, Cristian aveva scoperto che le persone frequentavano tutte e sei la stessa scuola, proprio lì di fianco e facevano l’ultimo anno di Liceo. Mentre io, andando a vedere su Instagram, avevo trovato tutti i

loro profili. Erano semplici ragazzi, con varie passioni e talenti. Ora che però avevamo in mano informazioni in più, dovevamo andare ad interrogarli, ma lo avremmo fatto il giorno successivo, ormai era tardi ed eravamo entrambi stanchi, perciò andammo a dormire. Il giorno seguente, iniziammo da Nic. Quando arrivammo, trovammo la madre un po’ preoccupata, però dopo averle spiegato la situazione, si tranquillizzò. Al ragazzo, parlò Cristian che gli mostrò un elenco di nomi e gli porse qualche domanda: “Conosci questi 5 ragazzi?” Lui rispose tranquillamente: “Sì li conosco, vanno nella mia stessa scuola, ma non c’è un gran rapporto di amicizia tra noi.” “Alla mattina o al pomeriggio del giorno 22 novembre, hai preso un taxi?” Lui rispose: “Mmm.. sì, se non sbaglio. Mi dispiace molto che sia morto il signor Rodriguez, lo conoscevano tutti qui a Los Angeles e poi era simpaticissimo.” La stessa cosa che mi aveva detto il signor

Sentii squillare il telefono verso le 17 del pomeriggio, era Cristian. Mi aveva parlato di un certo incidente stradale, avvenuto a Los Angeles, verso le 19 di sera di due giorni prima. La polizia affermava che era stata trovata un’auto distrutta, giù per un fossato. Il conducente era morto, c’era stato uno schianto molto forte. La macchina stava andando ad alta velocità, non ha più seguito la carreggiata della strada, ed è andata fuori pista. Nell’auto i poliziotti avevano trovato dei soldi, un portafoglio, varie bibite e cartacce di snack. L’uomo si chiamava Robert Rodriguez, aveva quarantacinque anni, di lavoro faceva l’autista e aveva una moglie di nome Jacqueline e un figlio di nome Marcos.

Scuola secondaria di primo grado Giorgione

L'incidente del Signor Rodriguez

" Il modo in cui aveva risposto all’ultima domanda non mi aveva convinta. Era un po’ agitata e nei suoi occhi non notai sincerità."

La polizia all’inizio pensava che fosse stato un incidente stradale, ma non ne era convinta, perciò aveva deciso di affidare il caso a noi. Cristian Vanels, il mio partner, aveva risolto tutti i casi che gli avevano affidato, non ne aveva mancato uno. Di certo era un eccellente investigatore privato inglese. Era un uomo abbastanza in forma, alto, con dei capelli che sembravano delle piccole ondicelle. Occhi e capelli non erano troppo scuri, ma sul castano. Aveva trent’anni, anche se sembrava ne avesse un po’ di più. Apparentemente è molto serio e sta sulle sue, ma poi quando lo conosci, è tutt’altra persona. Infatti è molto scherzoso, divertente, gentile e di certo non ama spettegolare. Quando deve agire, osserva con attenzione le tracce che lasciano i colpevoli, ascolta volentieri i testimoni, elabora bene cosa deve fare ed, infine, agisce. Nella sua scrivania è sempre tutto in ordine e pulito.

Ogni volta che deve risolvere un caso, canta sempre a bassa voce il ritornello di una canzoncina, che gli cantavano da piccolo e lo aiutava a tranquillizzarsi e a concentrarsi meglio. I suoi successi, però, sono dovuti anche a me, che sono la sua aiutante. Lo aiuto principalmente ad analizzare alcuni inizi, come impronte digitali e la presenza di eventuali malattie o droghe. Assieme siamo un’ottima squadra, perché in effetti, io vado un po’ più ad istinto, mentre lui è più preciso e testardo. Detto questo, era arrivato il momento di partire per Los Angeles. Appena arrivati, abbiamo preso due camere in un hotel e siamo andati a mangiare. Il cibo era davvero buono. Per restare leggeri, abbiamo cominciato prendendo un’insalatina, poi abbiamo ordinato delle salsicce e salse piccanti. Essendo, però, molto golosi, non potevamo rinunciare al tiramisù.

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