Tradimento

Racconti gialli scritti dagli alunni della classe 2C, Scuola secondaria di primo grado Giorgione di Castelfranco Veneto.

Racconti Gialli 2C

Entrando lo vedo seduto su un tavolino con qualche spuntino sopra e mi avvicino. Ci salutiamo a vicenda e dopo appoggio il taglierino sul tavolo. “Me lo puoi analizzare?” gli chiedo. “Sarà fatto.” Subito dopo si alza ed esce. Intanto cerco tra tutti i documenti quello di Baker. A quanto pare ha già commesso tre reati, inizio a sospettare sempre di più che sia il colpevole, ma non posso esserne sicuro. D’improvviso sento il telefono suonare, è Mark. “Louis, ho trovato qualcosa. Sulla pistola c’erano le impronte di Baker, ma sul taglierino quelle di Michelle. Probabilmente Baker glielo aveva dato per non farti capire che erano insieme quel pomeriggio.” dice. “Dobbiamo prenderli il più presto possibile!” aggiungo. Ci troviamo a metà strada e prendiamo il taxi che era proprio davanti al bar.

Noto sulla persona che guidava un tatuaggio molto familiare, ma non riesco a ricordare dove l’avevo già visto. D’un tratto Mark si accorge che l’uomo aveva una pistola in tasca, che estrae molto velocemente e io faccio lo stesso io. “Fermo!” gli urlo contro. Lui alza le mani in alto e io lentamente mi avvicino. Gli tolgo la sciarpa bianca che aveva messo circa a metà faccia. Scendiamo tutti dalla macchina e riconosco subito il viso. Era Baker. “Questo spiega il tatuaggio.” dico. “Cosa è successo davvero?” chiede Mark. “Ok, lo ammetto. Sono stato io! Ma l’ho fatto per Michelle. David non avrebbe mai lasciato per nessun motivo al mondo sua moglie e non sapevo come liberarmene. Quindi quel pomeriggio mi vidi con la signora Wats nel suo appartamento. Ero nascosto dietro il tavolo della cucina e d’un tratto ho sparato a David.

Ma ancora prima avevo dato il mio taglierino a Michelle, mentre stavamo uscendo dall'appartamento, così vi tenevamo occupati e avevo più tempo per pensare a un piano per lasciare la città. Il taxi era parcheggiato davanti al bar perchè stavo aspettando la signora Wats. Non ho usato una macchina normale perché probabilmente mi avrebbero riconosciuto e non sarei potuto scappare.” Come ha fatto a confessare così tranquillamente? Non provava rimorso per aver ucciso tutte quelle persone?&nbsp; Oppure voleva soltanto togliersi un peso di dosso? Questo non lo potrò mai sapere, ma di sicuro ora la giustizia è stata fatta e Baker si farà un giro in carcere per un bel po’.&nbsp;

“Chi è lei?” gli chiedo.&nbsp; Si avvicina a me con molta eleganza e mi tende la mano.&nbsp; “Piacere, signor Baker.” “Sono il collega di lavoro del signor Wats.”&nbsp; Ricambio il saluto e mi presento. Dopodiché si abbassa vicino alla vittima e lo guarda attentamente. Noto subito che ha un taglierino nella tasca destra del pantalone. “Ho qualche dubbio…” penso, quindi decido di iniziare ad interrogare i testimoni che ho a disposizione. Dico a Baker e alla signora Wats di seguirmi in centrale, visto che per ora sono i due sospettati. La prima che sento è la signora Wats. “Allora Michelle, quand’è stata l’ultima volta che ha visto suo marito?” “Lunedì mattina.” dice molto diretta.&nbsp; “Cosa ha fatto tutto il pomeriggio?” “Lavoravo nella caffetteria, vicino al centro, poi sono andata a fare la spesa.”&nbsp;

“E come è arrivata fino a là? È distante dal suo appartamento e suppongo che suo marito avesse preso la macchina per andare a lavoro.” “Ho preso il bus.” “Avrò bisogno di altre informazioni da parte sua, quindi non lasci la città.” Si alza e poi va fuori dalla stanza. Intanto faccio entrare il signor Baker. Si appoggia delicatamente sulla sedia. “Come ha saputo della morte del signor Wats?” “Me l’ha detto la signora Michelle.”&nbsp; “E come mai la conosce?”&nbsp; “La vedevo ogni tanto quando lavorava al bar, dato che la fabbrica si trova a fianco." “Dov’era lunedì pomeriggio?” “A lavoro.” “Non era sospetto che lui non fosse lì?” “Oh, era sospetto eccome. Non salta mai un giorno di lavoro e non viene mai in ritardo. Mi sembrava strano che quella mattina non ci fosse.”&nbsp;

Annuisco e dico “Facciamo un gioco.”&nbsp; “Un gioco?” mi chiede stupito.&nbsp; “Sì! Io le dirò delle parole e lei mi dovrà rispondere con altre parole. Per esempio: casa=giardino” lui annuisce e io inizio. “Fattoria” dico. “Mucca” mi risponde. “Fiore” “Girasole” “Materia” “Matematica” inizia a rispondermi sempre più velocemente. “Pistola” “Soggiorno” “Completo” “Blu” sospiro e improvvisamente mi ricordo che David aveva un completo da lavoro esattamente di quel colore. Nel mentre, però,pensavo anche alla signora Wats…

“E se non fosse stata da sola quel pomeriggio?” “E se non fosse stata davvero al bar?” “E se avesse a che fare con il signor Baker?” queste domande mi rimbombano in testa talmente tanto che non riesco a pensare ad altro, quindi decido di ripassare all’appartamento per vedere se mi è sfuggito qualcosa, e così è stato. Camminando per tutto il soggiorno, vedo un taglierino vicino al tavolo della cucina, era uguale a quello che aveva Baker, probabilmente è il suo dato che,tra tutti quelli che sono entrati,l’unico che ne aveva uno era lui. Indosso un paio di guanti e lo metto dentro una bustina. Intanto chiamo un mio vecchio amico che può sicuramente aiutarmi. “Mark?” “Louis?” “Ho bisogno del tuo aiuto, incontriamoci al bar vicino alla fabbrica Carrefour” cinque minuti dopo ci troviamo lì.

“Cosa è successo qui?” chiedo, guardando dei residui di smalto blu sulla maniglia della porta e qualche capello qua e là.&nbsp; “Di tutto! Una sparatoria, urla, pianti.”&nbsp; “Sparatoria?” “Sì! Hanno sparato al signor Wats.” mi risponde ancora con le lacrime agli occhi. Prima di chiederle quando e come fosse avvenuto il delitto, la porta dietro di me si apre all’improvviso.&nbsp; “LOUIS!” una donna abbastanza bassa, con i capelli rossi e occhi azzurri, mi si butta addosso per abbracciarmi. Riconosco subito la voce. Era la donna che mi aveva chiamato per venire qui.&nbsp; Rimango immobile con lo sguardo fisso sulla vittima che è stesa proprio dietro di lei. Poi giro lo sguardo sulla signora Rose, come per chiederle cosa stesse succedendo. Lei mi guarda e poi sposta lo sguardo sull’etichetta della porta “Michelle Wats, David Wats”. Evidentemente, Michelle, era la moglie.&nbsp;

“Per fortuna è qui! Venga!” mi dice. Si gira e io e la signora Rose la seguiamo. Si mette esattamente davanti alla vittima e la osserva per qualche secondo poi sposta lo sguardo su di me. Mi abbasso e mi metto vicino alla vittima per trovare un po’ di indizi.&nbsp; Il signor Wats indossa un completo blu da lavoro e vicino a lui c’è un valigetta. I capelli sono di un marroncino chiaro, quasi sul biondo. La carnagione è chiara e sul dito ha un anello d’argento con una perla bianca. Mi alzo e l’unico oggetto che mi rimane fisso in mente è l’anello. Mi chiedo perché quello della signora Wats è tutto sporco e pieno di graffi, sembra che lo usasse molto. Invece quello di David è ancora pulito.&nbsp; Improvvisamente sento dei passi pesanti, mi giro e vedo un uomo tatuato e vestito con una camicia nera a righe bianche, dei pantaloni neri e un cappello, anche quello, nero.&nbsp; “Buon pomeriggio.” dice.&nbsp;

Scuola secondaria di primo grado Giorgione

Improvvisamente sento dei passi pesanti, mi giro e vedo un uomo tatuato. “Buon pomeriggio.” dice.

Pensavo di passare un martedì tranquillo, quando mi è arrivata una chiamata. Prima di poter dire qualcosa, vengo subito interrotto da una vocina strillante “C’È STATO UN COLPO DI PISTOLA!” Chiedo subito dove si trova la signora dell’altro capo del telefono, poi salgo in macchina e parto.&nbsp; Subito dopo arrivo in un piccolo appartamento di color grigio spento, sembra isolato dalla città. Salgo le scale finchè su una porta di legno marroncino non vedo scritto “25”, esattamente il numero che mi aveva detto la signora al telefono.&nbsp; D'improvviso sento una mano che mi tocca la spalla, mi giro e… “Signora Rose?” dico guardandola stupito dalla sorpresa. Io e Rose ci conosciamo da una vita, mi ha sempre aiutato nei casi che avevo da risolvere.&nbsp; “Louis!” esclama come se non mi vedesse da anni.&nbsp;

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