Delitto in palestra

Racconti gialli scritti dagli alunni della classe 2C, Scuola secondaria di primo grado Giorgione di Castelfranco Veneto.

Racconti Gialli 2C

Promise perciò a tutti che avrebbe fatto il possibile per scoprire l’assassino. Il detective Giannini era presente ad ogni interrogatorio, ma nascosto dietro un doppio vetro, ed iniziò a pensare a quando era stato interrogato il cugino della vittima. Francesco era sembrato più nervoso degli altri e, quando il commissario Basso gli aveva chiesto dov’era il giorno prima, lui&nbsp;aveva risposto: “Ho trascorso tutto il pomeriggio a casa a guardare le repliche del mio telefilm preferito: Hazzard. Non mi sono mosso dal divano. Alex per me era un fratello”. Il detective Giannini iniziò a fare le sue ricerche e scoprì che Francesco era un grande giocatore di poker; giocava in ogni bisca ed aveva accumulato un grosso debito di gioco. Inoltre aveva controllato la programmazione del giorno dell’omicidio: non avevano

trasmesso le repliche del telefilm che il cugino diceva di aver visto. Giannini espose le sue deduzioni al commissario Basso e gli chiese di interrogare il sospettato cercando di farlo confessare.&nbsp; Francesco arrivò in questura&nbsp; e, davanti ai fatti e alle domande del commissario e di Giannini,&nbsp; crollò e disse: “Sì, sono stato io. Ero pieno di debiti di gioco e poco tempo fa gli avevo chiesto un prestito. Lui aveva tutto: una bella fidanzata, tanti amici, era famoso, ma io lo odiavo ed ero geloso di lui. Alex mi ha negato il suo aiuto dicendomi che ero un fallito. A quel punto decisi di fargliela pagare e l’ho ucciso. Non mi pento di quello che ho fatto, se lo meritava”. Giannini fu arrestato&nbsp; e portato in carcere, mentre il commissario Basso diceva al detective Gianni: “Amico mio, grazie a te abbiamo risolto un altro caso”.

Era un giovedì pomeriggio un po’ freddo di fine novembre e la squadra di basket si allenava ogni giorno per disputare la gara del sabato successivo. Era la semifinale, molto importante, di un torneo e nessun giocatore mancava all’appello. Anche Alex Rossi era presente come sempre: alto, atletico, capelli neri, occhi verdi, sguardo sempre attento e sorridente.&nbsp;Giocava a basket da quando aveva sette anni ed era l’attaccante più bravo tra tutti.&nbsp; L’allenamento durò circa due ore, poi tutti andarono nello spogliatoio, si cambiarono e uscirono dalla palestra. Dopo circa un’ora il custode entrò per controllare che fosse tutto a posto e chiuderla&nbsp;ma, arrivato lì, vide un giocatore immerso nel sangue a faccia in giù. A quel punto urlò e telefonò subito al pronto soccorso e alla polizia.

Nel giro di poco tempo,&nbsp;la palestra era piena di poliziotti,&nbsp;ma c’erano anche il medico&nbsp;legale, che doveva accertare le cause della morte, la fidanzata di Alex e suo cugino Francesco insieme agli zii. Anche il detective privato Giannini giunse sul luogo del delitto. Egli spesso collaborava con la polizia per risolvere dei casi difficili e questa volta era stato chiamato dal commissario Basso, perché Alex Rossi era un campione di basket molto famoso: la notizia della sua morte avrebbe scatenato i giornalisti. Giannini era un uomo intelligente, curioso, osservava i particolari ed aveva&nbsp;un grande intuito. Chiese subito al commissario: “Avete trovato l’arma del delitto?” “Sì, Alex è stato ucciso con un coltello da macellaio con l’impugnatura marrone, con&nbsp; lama lunga circa dieci cm e molto affilata. Era nascosto nel

cespuglio fuori dalla palestra. L'assassino ha voluto liberarsene, ma è stato frettoloso, l’abbiamo ritrovato.” Giannini chiese di vedere l’arma, ma era in mano alla polizia scientifica per rilevare le eventuali impronte. Il giorno dopo furono chiamati in questura la fidanzata, gli amici più intimi ed il cugino per l’interrogatorio. Tutti sembravano distrutti per il dolore, in particolare la fidanzata continuava a piangere e diceva solo: “Avremmo dovuto sposarci tra due mesi; Alex era una brava persona e non aveva nemici. Chi può avergli fatto del male?” Il commissario chiese a tutti che alibi avevano e disse ad ognuno di loro che sul coltello non erano state ritrovate impronte. Questo voleva dire che erano stati usati dei guanti.&nbsp; L’assassino aveva colpito più volte con violenza e Alex non si era difeso.

Scuola secondaria di primo grado Giorgione

Era un giovedì pomeriggio un po’ freddo di fine novembre e la squadra di basket si allenava ogni giorno per disputare la gara del sabato successivo.

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