L'umile rider

by Michael Muia

Pages 2 and 3 of 29

Muia Michael
L'umile rider
Editrice Scuola Secondaria di I Grado"Colombo"3A
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Michael Muia
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2022 Editrice Scuola Secondaria di I Grado"Colombo"3A
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2022 Editrice Scuola Secondaria di I Grado"Colombo"3A
Dedicato a tutte le persone che sono andate avanti durante il periodo del lockdown.
Capitolo 1
Era venerdì sera, e mi stavo dirigendo alla pizzeria La Costiera per l'ultima consegna del giorno. Una volta arrivato, attesi fuori per circa 20 minuti finché la pizza non fu pronta e subito la misi nel mio zaino, ciò che mi distingueva da un normale ciclista. Quella sera ero diretto in Viale Lanza. Il solo fatto che l’indomani non avrei fatto le consegne mi faceva sentire impaziente. Dopo una lunga e continua pedalata raggiunsi l'indirizzo della consegna, parcheggiai subito la mia bicicletta e suonai il citofono. «Buonasera, ordine 447?» dissi io tutto d'un fiato.  «Si buonasera, sono una persona con disabilità, può salire al quinto piano?» «Si certo, non si preoccupi... Arrivo». Sfortunatamente l’ascensore del condominio era guasto perciò non mi restava altro da fare che usare le scale.
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Arrivato al quinto piano bussai alla porta, il signore, probabilmente un 70enne, mi aprì e mi chiese di attendere un attimo per andare a prendere i soldi. Dalla porta riuscivo a vedere la sua TV che stava trasmettendo le ultime notizie del giorno. «Allarme Coronovirus! Il virus è arrivato in Italia portato da due turisti cinesi provenienti da Wuhan. Primo caso anche nella nostra penisola». Dopo quelle parole arrivò l’uomo che mi pagò, gli diedi il resto e me ne andai frettolosamente. Arrivato al quinto piano bussai alla porta, il signore, probabilmente un 70enne, mi aprì e mi chiese di attendere un attimo per andare a prendere i soldi. Dalla porta riuscivo a vedere la sua TV che stava trasmettendo le ultime notizie del giorno.

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Capitolo 2
Mentre tornavo a casa continuai a ripensare a quella notizia. Avevo molta paura che quel virus potesse contagiare i miei cari.
La pedalata verso casa fu molto lunga, parcheggiai la bici e andai subito a dormire. Quella notte nella mia mente risuonavano le parole udite in quella trasmissione, ma fortunatamente, seppur a fatica, riuscii a prendere sonno. 
Qualche giorno dopo, prima di andare a fare le consegne, decisi di accendere la TV per avere aggiornamenti sulla situazione. «Allerta Covid – 19! Il virus si sta diffondendo in maniera rapida e sconvolgente. È obbligatorio restare a casa». Sempre più scioccato dalle notizie, presi il telefono per chiamare Paolo, il mio migliore amico, per sapere come stesse, quando una chiamata mi precedette: era sua madre. «Buongiorno signora, come sta?» dissi io con aria turbata. «Jeremy! Jeremy! Aiuto, Paolo è ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Sacco!» disse la madre tutto d’un fiato. <<Che cosa succede?» dissi io tutto tremante. «Sono circa 4 giorni che fa fatica a respirare, continua a tossire e ha la febbre alta!» «Oddio signora, vedrà che si riprenderà presto, in caso avesse bisogno di qualcosa, mi chiami pure».
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