Book Creator

UN AVOCADO PER MINACCIA

by cristian2350 g

Pages 2 and 3 of 37

Loading...
Un avocado per minaccia
Venezuela, con risultati a dir poco bulgari e un buon 10% in più di consensi rispetto alle elezioni precedenti la squadra di Carlos Perèz stravinse le elezioni presidenziali venezuelane la notte del 15 marzo 1973: un successo enorme per il partito del presidente, su cui gravavano le infondate aspettative dei malavitosi. Infatti, vani erano stati i tentativi della mafia di Caracas di corrompere gli uomini al potere, tra cui il ministro degli Esteri Ramon Escovar , il quale conservando sempre la fedina penale pulita, aveva collezionato una lunga serie di minacce di morte. Escovar aveva, infine, dovuto cambiare identità, trovare una nuova occupazione e trasferire la sua residenza nelle Bidonvilles della città, fino a data da destinarsi, pur di salvare la vita sua e dei suoi familiari.
“ Quell’ albero verde di avocado sembra che faccia buoni frutti… la stagione del raccolto è quasi vicina.”

“ c…ch…chi te l’ha portata Albi? ” chiesi contorcendomi le dita.

 Lei con tono rabbrividito rispose : ” la porta era
Loading...
già aperta e ho trovato una busta gialla sulla mia scrivania; non so chi sia stato.”
Albi, la mia segretaria era spaventata. Io lo ero sicuramente di più. Non si trattava di una lettera qualsiasi, ma era un preavviso, una minaccia. Dietro questa missiva, molto probabilmente, c’erano quegli individui che appena mi hanno eletto ministro hanno cercato di avvicinarmi promettendomi denaro, tanto denaro; era chiaro che quelle figure losche volevano qualcosa da me, ma al momento ignoravo cosa.
La mia unica certezza è che al momento sono insicuro e privo di spiegazioni. Forse dovrei chiedere aiuto a qualcuno, ma molto probabilmente mi metterei in pericolo. Potrei confrontarmi con il Presidente, questa è la cosa più saggia per non coinvolgere la mia famiglia e per non scatenare il panico. Proprio oggi, in una giornata splendente…un fulmine a ciel sereno. Qui il cielo è sempre terso e la temperatura è sempre piacevole, eppure la musica di sottofondo, quella melodia che accompagna ogni istante della propria vita, dai momenti più personali a quelli sociali, è sempre tetra e opprimente, fatta di note stridule suonate da
Loading...
già aperta e ho trovato una busta gialla sulla mia scrivania; non so chi sia stato.”
Albi, la mia segretaria era spaventata. Io lo ero sicuramente di più. Non si trattava di una lettera qualsiasi, ma era un preavviso, una minaccia. Dietro questa missiva, molto probabilmente, c’erano quegli individui che appena mi hanno eletto ministro hanno cercato di avvicinarmi promettendomi denaro, tanto denaro; era chiaro che quelle figure losche volevano qualcosa da me, ma al momento ignoravo cosa.
La mia unica certezza è che al momento sono insicuro e privo di spiegazioni. Forse dovrei chiedere aiuto a qualcuno, ma molto probabilmente mi metterei in pericolo. Potrei confrontarmi con il Presidente, questa è la cosa più saggia per non coinvolgere la mia famiglia e per non scatenare il panico. Proprio oggi, in una giornata splendente…un fulmine a ciel sereno. Qui il cielo è sempre terso e la temperatura è sempre piacevole, eppure la musica di sottofondo, quella melodia che accompagna ogni istante della propria vita, dai momenti più personali a quelli sociali, è sempre tetra e opprimente, fatta di note stridule suonate da
pifferai corrotti e malvagi, al punto da farti dimenticare della bellezza che hai intorno. 
Tornai subito a casa, il mio modesto baluardo entrato in poco tempo nel mirino dei criminali. Una villetta stile coloniale, semplice, senza vicini. E dimenticavo... con un giardino discreTamente curato con tre alberi: due di ciliegio e uno di avocado. Parcheggiai l’auto, aprì il cancelletto ed entrai in casa. Nella sala da pranzo mi stavano aspettando i miei familiari, ignari dell’accaduto. Mi concentravo nel Cacciare dalla mente i brutti pensieri che mi offuscavano la mente, volevo evitare di esternare i miei sentimenti e i miei stati d’animo, per non turbare La loro serenità. 
Malgrado i miei sforzi, mia moglie non impiegò troppo tempo a captare il mio malessere.
Cauta per non allarmare i bambini, mi invitò a bere un caffè insieme.
Sapevo che non sarebbe stato semplice rivelarle tutta la verità. Eravamo in cucina, davanti al caffè fumante e dopo averlo sorseggiato un poco, avviò la conversazione: “Ti vedo un po’ strano, raccontami cosa è successo…”
“No, niente di particolare, questioni di lavoro
come sempre.”
“No, non è così, non ti ho mai visto così strano, fidati di me, sono pur sempre tua moglie.”
“Non ti devi preoccupare, ora andiamo a dormire.”
Così andammo a letto. Evidentemente, la notte mi aveva portato consiglio, dal momento che quando la mattina seguente mi svegliai, sentivo come l’impulso di spiegare tutto a mia moglie. Però dovevo andare prima a lavoro,L’avrei fatto al mio ritorno. Uscendo, notai il cielo sereno e speravo che altrettanto lo sarebbe stata la mia giornata lavorativa che si accingeva ad iniziare. Ma non appena arrivai in ufficio, ebbi l’ennesima conferma che qui in Venezuela il buon tempo è solo una crudele illusione. Mi resi conto del volto teso della mia segretaria e dall’accennato buongiorno da lei ricevuto, istintivamente le domandai: “Come va?” e lei dopo qualche attimo rispose:”S…sì, tutto sommato va tutto bene, certo potrebbe andare sicuramente meglio, ma non mi lamento, e tu come hai pensato di agire riguardo la questione di ieri?”
“Beh sinceramente stamattina, o meglio, durante la notte che ho trascorso insonne, ho valutato
come sempre.”
“No, non è così, non ti ho mai visto così strano, fidati di me, sono pur sempre tua moglie.”
“Non ti devi preoccupare, ora andiamo a dormire.”
Così andammo a letto. Evidentemente, la notte mi aveva portato consiglio, dal momento che quando la mattina seguente mi svegliai, sentivo come l’impulso di spiegare tutto a mia moglie. Però dovevo andare prima a lavoro,L’avrei fatto al mio ritorno. Uscendo, notai il cielo sereno e speravo che altrettanto lo sarebbe stata la mia giornata lavorativa che si accingeva ad iniziare. Ma non appena arrivai in ufficio, ebbi l’ennesima conferma che qui in Venezuela il buon tempo è solo una crudele illusione. Mi resi conto del volto teso della mia segretaria e dall’accennato buongiorno da lei ricevuto, istintivamente le domandai: “Come va?” e lei dopo qualche attimo rispose:”S…sì, tutto sommato va tutto bene, certo potrebbe andare sicuramente meglio, ma non mi lamento, e tu come hai pensato di agire riguardo la questione di ieri?”
“Beh sinceramente stamattina, o meglio, durante la notte che ho trascorso insonne, ho valutato
diverse soluzioni, infine ho deciso di parlare, di raccontare tutto al presidente…ah e mi raccomando non far diffondere questa brutta notizia; che nessuno ne venga a conoscenza!”
“Può contare nella mia fiducia”. 
Rassicurato dal supporto della mia segretaria, tornai a casa dove, la tavola splendidamente apparecchiata e imbandita di cibo mi fece per un attimo dimenticare le mie sventure.
Incrociai più volte lo sguardo di mia moglie Briana, la quale -sono sicuro- scorse sul mio viso una certa preoccupazione, sebbene mi impegnassi a dissimularla invitando allegramente i miei figli a sedersi a tavola per la cena. Mi accingevo a godere dell’atmosfera di armonia familiare che si stava creando, quando sobbalzammo per un improvviso colpo di arma da fuoco. Basta, l’ennesima minaccia era un duro colpo alla mia coscienza. Mi decisi a rivelare tutto a mia moglie, mentre i miei due figli, spaventati, si nascosero sotto il tavolo. Decidemmo di affidarli alla cameriera, in modo da tenerli all’oscuro dal nostro teso scambio di battute. 
Anche lei mi raccontò che nei giorni precedenti aveva iniziato a insospettirsi nello scorgere
un’auto scura sempre accostata nei pressi della nostra casa.
Oppure, quando usciva di casa, notava molti frutti di avocado staccati dall’albero e non in buone condizioni. Tutte queste coincidenze ora sembravano iscriversi nel canovaccio della stessa trama: tutto questo non poteva essere il frutto (frutto, accidenti!) di mere coincidenze.
Le dissi che qui non era più sicuro rimanere, così ci organizzammo per andare via di casa. Decisi di chiamare un taxi per mia moglie e i miei due figli
un’auto scura sempre accostata nei pressi della nostra casa.
Oppure, quando usciva di casa, notava molti frutti di avocado staccati dall’albero e non in buone condizioni. Tutte queste coincidenze ora sembravano iscriversi nel canovaccio della stessa trama: tutto questo non poteva essere il frutto (frutto, accidenti!) di mere coincidenze.
Le dissi che qui non era più sicuro rimanere, così ci organizzammo per andare via di casa. Decisi di chiamare un taxi per mia moglie e i miei due figli
per farli andare in aeroporto e fuggire da qui; avevo deciso di metterli al sicuro oltreoceano a Madrid, in Spagna. Fu una decisione presa in fretta, ma non indolore e inevitabile per evitare ferite più profonde. 
Intanto avevo già pensato ad un eventuale successore, una persona di cui potevo fidarmi e che poteva ricoprire il mio posto in maniera ineccepibile, Simon Alberto. Era arrivato il momento di cambiare identità: rasai barba e capelli, cambiai i miei vestiti di buona fattura e indossai indumenti logori e di scarso valore, mi procurai un documento falso e da quel giorno iniziai a familiarizzare con la mia nuova identità.
Mi sarei chiamato Angel Romario. Fui terrorizzato quando constatai che davanti allo specchio non mi riconoscevo nemmeno io, ma d’altra parte era il segnale che il travestimento era efficace... solo una vistosa cicatrice sul braccio sinistro poteva dire qualcosa sull’ io precedente, mentre mi accingevo ad affrontare la mia nuova vita nella favelas Petare.
Però, non bastava solo questo, infatti, dovevo cercare un nuovo lavoro per mettere qualcosa sotto i denti. Mi ricordai di un mio vecchio amico
che lavorava come fruttivendolo e gli chiesi di assumermi per guadagnarmi da vivere. Lui senza esitare mi diede una mano e mi insegnò il mestiere e in pochi mesi divenni bravissimo nello scegliere la miglior frutta e verdura. 
Un giorno, in una calda mattinata di maggio, ero intento come sempre ad affettare la frutta sul mio sudicio bancone, quando mi sentii gelare il sangue... dai discorsi di alcune donne che come sempre ciarlavamo aspettando il proprio turno avevo captato un nome, il nome di mia moglie, sì mia moglie che era in pericolo.
Smisi di affettare gli avocado, mi avvicinai rapidamente a loro, domandando come pretesto:
“Avete bisogno di aiuto?”. 
Fecero un cenno con la testa e continuarono, indisturbate il loro discorso incuranti della mia presenza. E così venni a sapere dell’accaduto. Anche quel giorno il sole raggiante aveva tradito le mie speranze: mia moglie e i miei due figli avevano subito un attacco alla loro scorta di Madrid.
Sentivo che per me fosse quasi finita la mia “carriera” da fruttivendolo. Mi voltai e notai un individuo losco che mi sembrava familiare, forse
PrevNext