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favole

by daniela bianchi

Pages 2 and 3 of 45

FAVOLE
PER
TUTTO
... e per tutti i bambini e le bambine della scuola dell'infanzia e della classe prima della scuola primaria
by dada.bi
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le mie ragioni per cui le favole sono importanti per l'infanzia

Non tutti credono nell'importanza di leggere fiabe ai bambini.
Con questo e-book voglio parlare con voi del perchè le fiabe sono così importanti per tutti i tipi di apprendimento.

Le Fiabe mostrano ai bambini come gestire i problemi
Anche da adulti Impariamo dai personaggi delle storie. Essi ci aiutano perché si collegano alla nostra vita, ai sogni, alle ansie, e mentre ci confrontiamo consideriamo cosa avremmo fatto nei loro panni. "Le fiabe aiutano i bambini a navigare la vita". (Bettelheim, B. Usi di Incantesimo: significato e l'importanza delle fiabe.)

Le Fiabe aiutano a costruire la resilienza emotiva
Le fiabe mostrano problemi di vita reale in uno scenario fantastico, dove il più delle volte a trionfare sono gli eroi. I bambini hanno bisogno di scoprire in un ambiente sicuro che le cose brutte accadono a tutti. Perché indovinate un po'? Nessuno nella vita è immune da sfide - quindi abbiamo bisogno di costruire questa capacità di far fronte alle difficoltà nei nostri figli. Dobbiamo costruire dei "muscoli emotivi" così che i nostri bambini possano sopravvivere a momenti difficili. Mica vogliamo creare per loro solamente un rifugio sicuro, proteggendoli sempre e lasciandoli così deboli e incapaci di gestire qualsiasi cosa che richieda un po' di forza.

Le Favole ci danno una lingua comune
Neil Gaiman scrive: "Naturalmente le fiabe sono fatte per essere trasmesse. Puoi prenderle, o esserne contagiato. Sono la moneta corrente che abbiamo in comune con coloro che hanno percorso le strade del mondo prima che arrivassimo noi."
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Con le Fiabe è possibile attraversare i confin culturali
Molte culture condividono favole comuni come Cenerentola. Leggendo le varie versioni sappiamo che tutti noi condividiamo qualcosa di importante, la necessità di dare un senso della vita con la storia, e la speranza per il bene di trionfare sul male.

Le Fiabe ci racconta una storia
Le fiabe sono la comprensione delle basi della storia - di impostazione, personaggi e trama (azione in aumento, climax, e risoluzione), così come la differenza tra fiction e non-fiction. Una volta che un bambino capisce la storia, ciò supporta la sua capacità di fare previsioni e comprendere altre storie che sta leggendo.

Le Fiabe sviluppano l'immaginazione di un/a bambino/a
"Quando esamino me stesso e i miei metodi di pensiero, giungo alla conclusione che il dono della fantasia ha significato per me più di qualsiasi talento per il pensiero astratto, positivo".- Albert Einstein

Fiabe danno ai noi la possibilità di insegnare il Pensiero Critico
Non tutti amano il personaggio della Sirenetta Disney: "Una ragazza che decide di abbandonare la sua vita per un ragazzo non è un modello positivo. Anche la versione originale mostra una donna debole che muore per l'uomo".
Non condividerne i modelli non significa evitare di leggere quei racconti.

Le Fiabe per ... insegnare lezioni
Utilizzare fiabe per insegnare .... le lezioni.
Che cosa si può imparare da favole scritte da un'insegnante per i suoi alunni e le sue alunne?
indice delle favole su:

-ed.stradale
-animali
-televisione
-colori
-animali
-concetti topologici
-natale
-tempo metereologico
-ambienti: città, mare, campagna, montagna
-ambienti artificiali
-tempo cronologico
-potenzialità del corpo
-carnevale
-in viaggio per…
-emozioni
-educazione alimentare
-pasqua
-regole
-forme
-ambienti artificiali
-numeri
-lettere
-ed ambientale
-pericoli
-famiglia
Il semaforo vagabondo

A Roma, città bellissima ma piena piena di automobili e di traffico, un giorno accadde qualcosa di molto strano…
Un semaforo, che si era stancato di starsene fermo al suo angolo, pensò che ormai, dopo tanti anni, era arrivato il momento di muoversi. Non sopportava più di vedere passare la gente, in macchina e a piedi, senza essere rispettato: erano di più, infatti, quelli che facevano finta di non vederlo rispetto a quelli che eseguivano i suoi ordini silenziosi. Così lui era costretto ad assistere, ogni giorno, a scontri tra automobili, motorini, camion e ad incidenti di persone sbadate.
Quella mattina, però, si svegliò prestissimo, prima della solita ora, tirò fuori il suo lungo piede dall’asfalto, si sgranchì un po’ e… via! Cominciò subito a saltellare nei dintorni, cantando e ridendo per la gioia. Poi si allontanò sempre di più, fino ad arrivare nella parte opposta della città.
Si accorse che c’erano vie ed incroci senza neppure un piccolo semaforo, e decise, quindi, di mettersi a lavorare dove c’era bisogno: passò tutta la giornata muovendosi da un incrocio all’altro, finché un vigile alto ed occhialuto lo fermò.
-         Si può sapere perché te ne vai in giro, invece di rimanere fermo al tuo posto?
-         Veramente dove stavo io quasi nessuno mi rispettava, ed io mi ero stufato di sentirmi inutile!
-         Non puoi fare quello che vuoi: anche tu non sei stato corretto! Adesso ritorna al tuo angolo e non te lo far ripetere, altrimenti dovrai pagare una multa!
Il semaforo obbedì: era sera e le luci della città gli facevano compagnia.
Ripensandoci bene, capì che anche lui aveva sbagliato ad andarsene, e promise a se stesso di non farlo mai più.
Ora è sempre lì, al suo angolo, ad accendere le sue luci colorate… ma qualche volta chiude gli occhi per non vedere troppi incidenti. Tra un po’ andrà in pensione e verrà sostituito: chissà se nel frattempo qualcuno avrà pensato ad aggiungere altri semafori nelle strade di Roma…
Un animale strano

Un giorno arrivò nel nostro quartiere, proprio qui, vicino alla nostra scuola… un animale così strano, ma così strano, che tutti i bambini e tutte le maestre uscirono in strada per osservarlo.
Sapete, era veramente diverso da tutti gli altri animali, e, soprattutto, faceva ridere!
Era grande quasi come un cavallo… avete mai visto voi un cavallo? Ebbene, questo animale aveva la forma di un cavallo. Dunque aveva… quante zampe ha un cavallo? Anche lui ne aveva quattro, però gli mancava la coda. Sul muso, un po’ nero e un po’ bianco, aveva tre orecchie dritte e tutte a punta. Il resto del corpo era a strisce bianche e nere (proprio come il muso).
-         Sembra mio papà in pigiama! – urlò Daniele, il più vivace tra tutti quei bambini.
-         Ehi, ma cosa dici? – rispose l’animale – Io non sono il papà di nessuno!
-         Ma tu parli! – dissero in coro i bambini e pure tutte le maestre.
-         Certo che parlo e, se voi volete, vi posso insegnare anche tante cose!… Allora, mi ospitate nella vostra scuola?
Le maestre e i bambini accettarono, e fu così che, da quel giorno di tanti anni fa, quello strano animale parlante visse insieme a loro e a tutti i bambini che anno dopo anno frequentavano quella scuola.
Adesso, certo, è un po’ più vecchio: gli sono cadute due orecchie, ma gli è cresciuta una coda lunga lunga fino al pavimento.
TVlandia

C’era una volta un paese abitato da persone davvero strane… Si chiamava TVlandia: volete sapere perché?
Allora vi racconto.
A TVlandia ogni abitante viveva dentro un televisore. Ognuno aveva il “suo” e non poteva assolutamente entrare in quello di qualcun altro… mai, per nessun motivo!
Ce ne erano di tutti i tipi: televisori con giardino e senza giardino, con ascensore e senza ascensore, a uno o a più piani… Erano belli da vedere, avevano lo schermo sempre lucido.
Il problema è che ognuno viveva da solo e non poteva parlare con nessuno. Soltanto quando usciva dal proprio televisore, la gente aveva la possibilità di incontrarsi e di chiacchierare.
Ma… quando usciva? Praticamente quasi mai, perché erano sempre tutti quanti impegnati a guardare i loro programmi preferiti. Dove? Come “dove”!? Ma si capisce… in TELEVISIONE!
All’interno dei loro televisori, le persone avevano, in ogni camera, un piccolo televisore, acceso ciascuno su un canale diverso… Così potevano seguire più di un programma, spostandosi ogni tanto da una stanza all’altra. Guardavano di tutto: c’era chi preferiva i telegiornali, chi adorava i cartoni animati, chi i film, chi gli spettacoli divertenti… Insomma, ognuno aveva i suoi gusti.
Con il passare degli anni, però, gli abitanti di TVlandia cominciarono a spegnere, un po’ alla volta, i loro tanti televisori… fino ad averne acceso uno solo in una sola stanza. Piano piano, poi, capirono che era meglio spegnerlo, dopo qualche ora; e alla fine, pensate un po’, decisero addirittura di spegnerlo definitivamente: questa decisione fu presa in un giorno di sole, d’estate, quando in televisione, al telegiornale, un giornalista disse: “Allora, signore e signori, il bel tempo è finalmente arrivato, buone vacanze a tutti!”.
Chissà come e perché… quelle parole rimbombarono altissime dai televisori della gente, a TVlandia, e tutti, ma proprio tutti, uscirono all’aria aperta lasciando spalancate le loro porte. 
La Scuola dei Colori

C’erano una volta due scuole: una tutta colorata, l’altra invece tutta in bianco e nero. La prima si chiamava Scuola Allegra, la seconda  Scuola e basta.
Nella Scuola Allegra i bambini e le maestre, tutti i giorni, non facevano che cantare e giocare, divertendosi molto; ma nella Scuola e basta non si sentiva nessuno ridere o scherzare.
Le due scuole erano abbastanza vicine, così ben presto i bambini della Scuola e basta scoprirono che nella Scuola Allegra il giardino, le aule, i muri… avevano qualcosa di diverso: erano colorati!
All’inizio ne parlarono tra loro, poi anche con le maestre… e alla fine decisero che bisognava darsi da fare per trasformare la loro scuola: non ne potevano più di giocare su un prato bianco e di disegnare con matite nere, stando in mezzo a banchi, sedie e pareti grigie.
Una mattina, perciò, tutti insieme, gli alunni e le maestre della Scuola e basta andarono nella Scuola Allegra e chiesero aiuto.
Indovinate un po’ che fecero?
In pochi giorni riuscirono a dipingere la scuola: divenne così colorata che la chiamarono Scuola dei Colori.
Pensate che le sedie erano ognuna di un colore diverso: infatti c’erano sedie gialle, rosse, blu, verdi, rosa, celesti… Invece i banchi erano azzurri come il mare e con le onde di tutti i colori. Ma il giardino divenne il luogo più allegro di tutti, perché era pieno pieno di fiori e di alberi: era un’esplosione di colori.
E da quel giorno anche i bambini della Scuola e basta, anzi no, della Scuola dei Colori, furono contenti.
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