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Come vi raccontiamo i "Promessi Sposi"

by Marisa Moles

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Come vi raccontiamo i Promessi Sposi
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Laboratorio di scrittura creativa
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Intervista impossibile a Don Abbondio

Studio: Ed ora, cari telespettatori, ecco la vostra rubrica preferita, “Intervista alla Storia”! Diamo la linea al nostro inviato!
Intervistatore: Grazie per il collegamento! Come vedete ci troviamo “lì dove quel ramo del lago di Como volge a mezzogiorno”, il 7 novembre dell’anno 1628, ansiosi di intervistare il curato del paese. Lo vediamo arrivare! Ci si avvicina con la sua ormai celebre camminata giornaliera, tenendo il breviario aperto in mano e recitando le sue preghiere. Un sasso tenta di sbarrargli il passaggio, ma prontamente egli lo calcia contro un muro lontano, continuando imperterrito nelle sue orazioni. Credo però si sia accorto della nostra presenza - che a quanto sembra gli è scomoda: infatti sta aumentando la sua andatura, il breviario è chiuso dietro la schiena, la sua bocca serrata non prega più come prima! Ma noi siamo cronisti allenati e lo raggiungiamo in un lampo. Don Abbondio! Don Abbondio! Ha due minuti per concederci un’intervista?
Don Abbondio: ...
I: A quanto pare non ci sente. Signor curato può rispondere a qualche domanda?
D.A.: ...
I: Non faccia finta di non sentirci! Ormai il fatto è sulla bocca di tutti.
D.A.: Come sulla bocca di tutti?! Quella pettegola di Perpetua ha già spifferato l’intera storia?
I: Ah, finalmente una reazione! A questo proposito, siamo venuti da lei per avere qualche chiarimento.
D.A.: Non ho niente da dire... e spegni quella roba!
I: Ehi! giù le mani dalla telecamera! Non si preoccupi di noi, ha già le sue grane con qualcun altro!
D.A.: Non sarete mica dei protetti di Don Rodrigo? In tal caso mi scuso per il mio comportamento!
I: Ma la smetta di inchinarsi di qua e di là, siamo venuti solo per farle qualche domanda.
D.A.: Ah, che seccatori! Se proprio dovete chiedermi qualcosa fatelo in fretta, che la messa non si celebra da sola.
I: Sì, non si agiti, saremo rapidi e concisi. Allora, prima domanda: ci racconti la sua disavventura con i Bravi.
D.A.: Quale disavventura? Non so di cosa stiate parlando.
I: Su, su, signor curato, non faccia il finto tonto con noi!
D.A.: E va bene, ma siete proprio insistenti. Tengo però ad informarvi subito che sono sempre stato un uomo d’onore, devoto ai potenti e alla croce. Se non fosse stato per quei due ragazzacci, senza offesa ovviamente, tutto questo non sarebbe mai successo! I giovani d’oggi, che fanno i pasticci tra loro e pretendono che sia io a risolverli! Che iella, proprio a me doveva capitare? Dunque, come tutti i giorni passeggiavo leggendo questo libro di preghiere, quando d’un tratto scorsi in lontananza due uomini: era chiaro che stessero aspettando il sottoscritto, nei dintorni non c’era anima viva oltre a noi.
I: E qual è stato il suo primo pensiero?
D.A.: La fuga, di sicuro! Purtroppo, mi era impossibile: uscite a destra o a sinistra non v’erano e tornare sui miei passi sarebbe stato come dire “inseguitemi”, o anche peggio! Questi due “gentiluomini” continuavano ad avanzare, guardandomi fisso. Non potendo fare altrimenti, andai loro incontro; proclamando un versetto a voce alta, ma quei due mi fermarono. Subito mi esaminai la memoria, cercando di rammentare se avessi peccato contro qualche signore, ma mi sovvenne di no.
I: Cosa successe poi?
D.A.: Mi chiesero alcune cose... e me ne ordinarono delle altre. E questo è tutto ciò che posso dirvi.
I: Queste misteriose “cose” a cui allude hanno per caso a che fare con Renzo Tramaglino e Lucia Mondella?
D.A.: Assolutamente no...!
I: Be’, se questo è tutto ciò che può rivelarci, allora l’affare non è poi così grave come si pensava!
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