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Mediterraneo racconti di viaggio

by Isabella Mecarelli, 6 puntata

Pages 16 and 17 of 18

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Ci condussero a visitare un piccolo museo allestito da un loro confratello appassionato di geologia, che conservava reperti interessanti: campioni di rose del deserto, sabbie di varie sfumature, provenienti da varie località sahariane e altri materiali.

Ci informarono che la loro vita nell’oasi trascorreva tranquilla. Di cristiani non ce n’erano più, da quando i francesi erano partiti per sempre; mentre loro erano rimasti lì per svolgere opera di apostolato fra gli abitanti. Li aiutavano praticando i più disparati mestieri prestandosi di volta in volta come operai, falegnami, elettricisti, a seconda del bisogno. Il loro era un ordine religioso diverso per intenti e fine da quello fondato da Padre Charles de Foucauld, più indirizzato alla vita contemplativa, alla meditazione e alla preghiera.

Ci accomiatammo dai due simpatici religiosi, augurando buon viaggio al padre francese che sarebbe partito a breve per una località dell’Algeria settentrionale, così fuori mano e sperduta che il giovane basco non esitò a definirla, con nostro grande spasso, una “Zagarolo” algerina. Con quest’ultima battuta, che denotava la sua più che approfondita conoscenza del romanesco, visto che a Roma si usa proprio quel termine per indicare un posto proprio agli sprofondi, si congedò da noi per riprendere le sue attività consuete.

Prima di lasciare El Golea, ci restava un’ultima visita. Arrivare fin lì era stato quasi un pellegrinaggio perché quella zona era legata alla figura di Padre Charles de Foucauld: non potevamo partire senza recarci a recargli omaggio sulla sua tomba. Quest’uomo dalla personalità affascinante, per seguire il suo ideale di fuga dal mondo, di ritorno a una vita semplice fino a risultare primitiva, aveva scelto di rifugiarsi nel cuore del Sahara, fra le genti dell’Hoggar. Aveva trascorso lunghi anni fra i Tuareg, immergendosi nella loro cultura, imparando la loro lingua al punto da produrre un vocabolario tuareg-francese, ma come Cristo era stato ucciso dal suo popolo, così anche lui trovò la morte proprio per mano di quelli fra cui era vissuto e che considerava suoi fratelli. 
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L’assassinio, perpetrato da fondamentalisti islamici appartenenti alla confraternita dei Senussi, avvenne a Tamanrasset, ma la salma fu trasportata a El Golea, dove fu seppellito.
L’evento, verificatosi nel 1916, costituì un cupo preludio di altri eccidi che decenni dopo, negli anni Novanta, sarebbero stati commessi dai terroristi del GIA (Gruppo islamico armato) che avrebbero colpito nella loro furia omicida, insieme ai loro connazionali, anche molti religiosi cristiani di origine straniera, suore e monaci, fra cui membri dei Padri Bianchi.
Per raggiungere il sepolcro di Padre de Foucauld ci fece da guida un ragazzo, un certo Ahmet, cui avevamo chiesto informazioni e siccome il luogo della sepoltura si trovava un po’ fuori mano, si era offerto di accompagnarci. Accanto alla chiesa della missione delle Suore Bianche, sorge una semplice tomba di pietra, con incisa un’epigrafe. Sta su uno spiazzo aperto, contornato ai bordi da una fila di palme; le case sono distanti. Sostammo commossi, concentrati in preghiera.        
Lasciai El Golea con uno stato d’animo particolare perché rappresentava la meta più lontana del nostro viaggio; lontana nel senso che era la più estranea al nostro mondo, la più distante dalla nostra civiltà e nonostante fossimo giunti appena alla metà del giro programmato, ebbi la sensazione di intraprendere proprio da lì, in particolare dalla tomba di Padre de Foucauld, la strada del ritorno. Mentre percorrevamo la transahariana nella direzione inversa, sentivamo che si era chiusa una parentesi meravigliosa, mentre stavamo ritornando progressivamente alla realtà consueta.
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