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Mediterraneo

by Isabella Mecarelli 8 puntata

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Liberati dal doganiere, ci dirigemmo verso il porto commentando la manfrina della perquisizione che ci aveva recato tutto sommato più un diversivo che un fastidio: essere presi per corrieri della droga e aver insospettito la polizia, poteva essere materiale per un racconto esilarante al nostro ritorno, tanto più che l’avevamo vissuto senza traumi, addirittura divertiti, visto che la nostra coscienza era pulita.

Ma poi riflettemmo che era anche il caso di ringraziare la fortuna, dato che si verificava che turisti innocenti viaggiassero ignari del fatto di trasportare quantitativi di droga. I trafficanti infatti avevano individuato il modo più vantaggioso, quanto a risparmio e sicurezza, per smistare la loro merce: la nascondevano in parti invisibili, in genere sotto ai telai delle auto di ignari viaggiatori.

Se il malcapitato veniva fermato per un controllo, era alquanto difficile per lui dimostrare di non sapere dell’esistenza del carico; e allora erano guai seri, perché le leggi in proposito erano estremamente severe. Alla fine dei nostri ragionamenti, dovemmo quindi riconoscere che l’avevamo scampata bella. Scesi al porto, comprammo subito il biglietto per Malaga e nell’attesa della partenza trascorremmo qualche ora sulla spiaggia. Attratti dall’idea di un bagno, ci tuffammo nelle acque di un mare limpido, ma incredibilmente gelido. Evidentemente le correnti nei pressi di Gibilterra risentivano degli apporti atlantici.      
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Girovagammo per le vie di Melilla fiancheggiate da eleganti palazzine. L’atmosfera molto latina mi dette la curiosa sensazione di essere di nuovo a casa. Passeggiammo per belle strade che si intersecavano ad angolo retto, incrociando una folla vivace e rumorosa. La città era piena di negozi e bazar e, come tutti i porti franchi, brulicava di venditori indiani e orientali in genere. Sostammo a curiosare davanti alle vetrine zeppe di radio, apparecchi fotografici, liquori, profumi, increduli nel ritrovare in questo lembo di Africa la nostra cara vecchia società dei consumi.
Verso sera ci mettemmo alla ricerca di un ristorante economico, ma dove si potesse tuttavia mangiare decentemente. Ne scovammo uno molto accogliente, in cui assaggiammo per la prima volta la tipica cucina spagnola. Ci sentimmo ancor più soddisfatti al momento di vedere il conto.

Non ci restava molto tempo per l’imbarco, ma approfittammo lo stesso per una capatina al castello. Da lì potemmo assistere al tramonto del nostro ultimo giorno in Africa. Ci imbarcammo alle 11 di notte su una nave moderna; le poltrone, tipo aereo, erano comode e ci avrebbero consentito un riposo tranquillo. Provai un pizzico di rimpianto mentre osservavo le luci della costa africana allontanarsi progressivamente. Mi ripromisi di ritornare in futuro in quella terra affascinante e misteriosa.