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GIORNALINO IC 1 ED. 2021 Omaggio a Dante

by Lucia Buratto

Pages 4 and 5 of 109

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Dante
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VERONA
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NOTIZIE STORICHE SU DANTE A VERONA
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Dante era di casa a Verona e sono numerosi i luoghi che lo ricordano, luoghi in cui ha parlato e divulgato le sue idee, come il chiostro del Duomo, dove si trova una targa, dedicata a lui, davanti alla chiesa di Sant’Elena, o la Chiesa di Santa Maria della Scala, frequentata un tempo dai Signori della città, e la stessa Piazza dei Signori, chiamata anche Piazza Dante, per la statua del sommo poeta che dal centro domina lo spazio circostante. Questa statua è stata inaugurata nel 1865. 
L’amore di Dante per Verona e della città per il sommo poeta è ancora vivo e forte: in occasione dei settecento anni dalla sua morte la città sta organizzando una serie di eventi e iniziative per celebrare questo profondo legame, per onorare uno dei personaggi più prestigiosi della storia d’Italia, che aveva trovato nella nostra città un’accogliente e piacevole dimora.

Prima di recarsi a Ravenna, Dante trascorre a Verona diversi anni, eppure negli archivi cittadini non è rimasta traccia dei suoi soggiorni in loco, rintracciarlo è una caccia al tesoro. 
Le sue vicende umane e letterarie sono impastate di storia, arte, letteratura e leggenda, forse era destino che un archivio non potesse catturarlo. 

“Lo primo tuo refugio, il primo ostello, /sarà la cortesia del gran lombardo/ che sulla scala porta il Santo uccello/ che in te avrà sì legittimo riguardo/ che del fare e del chieder tra voi due/ fia primo quel che tra gli altri è più tardo”. (Paradiso XVII)

Non ci sono certezze documentate, ma con queste parole Dante sembra proprio ricordare l’ospitalità di Bartolomeo della Scala, una storia senza tempo perché non c'è niente di più confortante che sentirsi accolti con generosità in terra straniera, quando costretti alla fuga. 
Bartolomeo non è l'unico membro della famiglia degli Scaligeri con cui Dante avrebbe trattenuto un rapporto di fiducia, Cangrande gli era ancora più vicino, tant'è che l'intero Paradiso è dedicato proprio a lui.

“Io fui Abate in San Zeno a Verona/ sotto ‘l’impero del buon Barbarossa di cui dolente ancora Milan ragiona”. (Purgatorio XVIII)

Dante incontra Gerardo, un tempo Abate di San Zeno, ora anima accidiosa. In questi versi lo spirito si lamenta del nuovo Abate, considerato indegno a ricoprire il ruolo di guida della ricca abbazia in quanto figlio illegittimo di Alberto della Scala. 
Si dice che un giorno il poeta passeggiasse per la città con il suo solito fare discreto; vedendolo, alcune donne iniziarono a bisbigliare: “Ecco quello che è andato all'Inferno ha la barba nera e crespa perché gliel'hanno bruciata alle fiamme.” 2H