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Mediterraneo racconti di viaggio

by Isabella Mecarelli, 6 puntata

Pages 8 and 9 of 18

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Allora vidi il suo volto illuminarsi in un ampio sorriso, mentre esclamava: “Ah, si est pour l’eau, venez!”. Ci invitò allora con un ampio gesto ad accomodarci all’interno della gendarmeria, dove notai subito un poderoso antiquato frigorifero troneggiante a fianco di un bancone. L’altro poliziotto lo aprì, ne estrasse due lattine, o meglio due bidoncini della capienza almeno di un litro e mezzo, e li poggiò sul ripiano con un cenno d’invito e un espressione da buon samaritano.
Beh, posso dire che è stata la bevuta più sensazionale della mia vita? Come descrivere la voluttà che si prova, quando si soffre una sete bestiale, a tracannare un’acqua buona, fresca e deliziosa. Era anche talmente abbondante che non ce la feci a svuotare tutto il recipiente, pertanto cedetti quanto avanzava a Rolando che lo scolò di buon grado.

Ringraziammo con trasporto i gendarmi e ci mettemmo alla ricerca del camping di cui avevamo appreso l’esistenza da certi francesi durante il nostro soggiorno a Tunisi. Eravamo esausti per il viaggio e il caldo, che verso le tre si era fatto ancora più insopportabile. Passammo presso la residenza dei Padri Bianchi, un ordine religioso francese che svolgeva la sua attività, essenzialmente pratica, fra i popoli del deserto sahariano. Avevamo saputo da una signora francese incontrata in viaggio della loro presenza a Ouargla e dell’accoglienza che ci avrebbero potuto riservare. Provammo a bussare alla porta, ma non rispose nessuno.
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Finalmente scovammo il campeggio, sistemato sotto un piccolo ma rigoglioso palmeto. Appena entrati, ci sdraiammo subito boccheggianti, bramosi di riposo, senza montare la tenda né le brandine, ma direttamente sul sacco a pelo steso a terra. Vicino a noi c’erano dei turisti: una compagnia di tedeschi e un gruppo di donne belghe con i loro bambini, tutti sprofondati nella siesta pomeridiana.

In preda al dormiveglia avvertivo dei movimenti; notai con la coda dell’occhio che ogni tanto qualcuno di loro si alzava per andare a rinfrescarsi con l’acqua di una pompa che lasciata sempre aperta, formava un piccolo rigagnolo che scorreva come per miracolo sulla tenera erbetta del prato. Il palmeto era cinto completamente da un muretto; all’ingresso sorgeva la casa del guardiano, mentre dalla parte opposta, a neanche venti metri di distanza, al di là di un orticello, si stagliava la casetta dei proprietari, una famigliola di contadini.

Una bimbetta dalla pelle nera si aggirava nell’orto; palesemente incuriosita dalla nostra presenza, con la scusa di trafficare tra le verdure, sbirciava di continuo verso la zona delle tende; girava scalza indossando un variopinto vestitino di cotone.
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